Fabrizio De André è stato uno dei più importanti cantautori italiani, considerato giustamente da molti un vero e proprio poeta.
Nei suoi testi possiamo ritrovare le sue idee anarchiche e pacifiste, ma anche la bellezza nascosta dietro le storie di persone spesso emarginate dalla società.
Ecco quindi le più belle e famose frasi di Fabrizio De André che ce ne ricordano il pensiero e lo stile fortemente suggestivo. Scoprile subito!
Aforismi, citazioni e frasi di Fabrizio De André
Benedetto Croce diceva che fino all’età dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi, rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. E quindi io precauzionalmente preferirei considerarmi un cantautore.
Ama e ridi se amor risponde, piangi forte se non ti sente. Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
(Via del campo)
Mentre lui le insegnava a fare l’amore, lei gli insegnava ad amare.
E mentre il grano ti stava a sentire dentro alle mani stringevi il fucile, dentro alla bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole.
(La guerra di Piero)
Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consiglio se non può più dare il cattivo esempio.
(Bocca di rosa)
Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti.
(La canzone del maggio)
Dormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa non è il tulipano, che ti fan veglia dall’ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi.
(La guerra di Piero)
Si lamentano degli zingari? Guardateli come vanno in giro a supplicare l’elemosina di un voto: ma non ci vanno a piedi, hanno autobus che sembrano astronavi, treni, aerei: e guardateli quando si fermano a pranzo o a cena: sanno mangiare con coltello e forchetta, e con coltello e forchetta si mangeranno i vostri risparmi. L’Italia appartiene a cento uomini, siamo sicuri che questi cento uomini appartengano all’Italia?
La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà.
E per tutti il dolore degli altri è dolore a metà.
(Disamistade)
Feconda una donna ogni volta che l’ami, così sarai uomo di fede: poi la voglia svanisce e il figlio rimane, e tanti ne uccide la fame.
(Il testamento di Tito)
L’anarchia non è fare quello che ti pare, l’anarchia è darsi delle regole prima che te le diano gli altri.
Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento. Un giorno qualunque li ricorderai, amore che fuggi da me tornerai.
(Amore che vieni, amore che vai)
Sembra di sentirlo ancora dire al mercante di liquore: “Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?”.
(La collina)
Essere se stessi è una virtù esclusiva dei bambini, dei matti e dei solitari.
Gesù di Nazareth secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.
Ma tu che vai ma tu rimani, vedrai la neve se ne andrà domani. Rifioriranno le gioie passate, col vento caldo di un’altra estate.
(Inverno)
La televisione è come la storia: c’è chi la fa e chi la subisce.
Ho un’idea assolutamente primordiale dell’amore: o è assoluto o niente.
Perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio.
(Preghiera in gennaio)
Guardate il sorriso guardate il colore, come giocan sul viso di chi cerca l’amore.
(Un chimico)
Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare?
(Canzone del padre)
Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. Come si può essere ottimisti?
Dopo che ci si prende a schiaffi per dieci anni o si diventa amici o ci si ammazza.
La fedeltà in fondo che cos’è? Non è altro che un grosso prurito con il divieto assoluto di grattarsi.
Se i cosiddetti “migliori” di noi avessero il coraggio di sottovalutarsi almeno un po’ vivremmo in un mondo infinitamente migliore.
Io mi dico, è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.
(Giugno ’73)
Libertà: l’ho vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro, a cielo e amore, protetta da un filo spinato.
(Il suonatore Jones)
Sono le persone che creano i problemi che non cambiano.
Tu prova ad avere un mondo nel cuore, e non riesci ad esprimerlo con le parole.
(Un matto)
Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che pensano e quelli che lasciano che siano gli altri a pensare.
C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo. Io sono d’un altro avviso: son bombarolo.
(Il bombarolo)
E per questo ti dico amore, amor io t’attenderò ogni sera, ma tu vieni non aspettare ancor, vieni adesso finché è primavera.
(Valzer per un amore)
Prima pagina venti notizie, ventun’ingiustizie e lo Stato che fa? Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità.
(Don Raffae’)
L’anima ognuno se la salva come gli pare.
Se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo.
(La città vecchia)
La solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere ad altri. Ecco perché si può essere soli in mezzo a mille persone, ecco anche perché ci si può trovare in compagnia di se stessi ed essere felici.
Poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese: “Conosci l’estate?” io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento.
(Il sogno di Maria)
Com’è che non riesci più a volare?
(Canzone per l’Estate)
È molto più difficile essere capiti facendo del bene che del male.
Verranno a chiederti del nostro amore. A quella gente consumata nel farsi dar retta, un amore così lungo, tu non darglielo in fretta.
(Verranno a chiederti del nostro amore)
Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne, i capelli di grano, che paura, che voglia che ti prenda per mano. Che paura, che voglia che ti porti lontano.
(Un chimico)
E come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno come le rose.
(La canzone di marinella)
Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti.
(Un giudice)
Non sono riuscito a cambiarti, non mi hai cambiato lo sai.
(Verranno a chiederti del nostro amore)
Non si risenta la gente per bene se non mi adatto a portar le catene.
(Il fannullone)
Se io stavo pensando alle nuvole, lei non mi avrebbe mai parlato di mare.
Ho visto Nina volare tra le corde dell’altalena, un giorno la prenderò, come fa il vento alla schiena.
(Ho visto Nina volare)
Vecchio professore, cosa vai cercando in quel portone, forse quella che sola ti può dare una lezione. Quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.
(La città vecchia)
Aspetterò domani, dopodomani e magari cent’anni ancora finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno considerate dalla maggioranza dei miei simili come la migliore forma possibile di convivenza civile, non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate utopie.
Forse non è azzardato dire che le lingue locali assomigliano un po’ ai posti dove vengono parlate: così certe asperità che riscontro nell’aostano e che sembrano rispondere, fare da eco, alla durezza delle rocce delle montagne che le circondano, si addolciscono nel piemontese della grande pianura, che suona dolce come dolce suona la lingua della vicina Francia.