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Frasi di Einstein su Dio e la Religione: le 35 più significative

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Ultimo aggiornamento: 10 Maggio 2023
Di: Frasi Mania
Frasi di Einstein su Dio e sulla Religione

Albert Einstein è considerato una delle menti più brillanti del XX° secolo grazie alle sue tante scoperte nell’ambito della fisica, ma anche grazie alle sue profonde riflessioni sull’umanità e sulla vita in generale.

Molti aforismi di questo grande scienziato sono ancora oggi citati un po’ dappertutto in quanto frutto di un ragionamento acuto che non si scalfisce facilmente col tempo. Qui di seguito una raccolta dei suoi pensieri e delle sue frasi su Dio e la religione che ci mostrano una visione del tutto particolare sul Creatore e sul rapporto tra la natura e gli esseri umani.

Aforismi, citazioni e frasi di Einstein su Dio e la religione

Argomenti:

L’uomo incontra Dio dietro ogni porta che la scienza riesce ad aprire.

La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli.

Sono un non credente profondamente religioso.

Non cerco di immaginare un Dio; mi basta guardare con stupore e ammirazione la struttura del mondo, per quanto essa si lascia cogliere dai nostri sensi inadeguati.

La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.

Frasi scienza religione Einstein

Dio non gioca a dadi con l’universo.

L’idea di un Dio personale è un concetto antropologico che non sono capace di prendere seriamente.

La coincidenza è il modo che ha Dio di restare anonimo.

La parola Dio per me non è nulla se non l’espressione di un prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di onorevoli, ma pur sempre puramente primitive, leggende che sono comunque piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, per quanto sottile, può per me cambiare questo fatto. Per me la religione ebraica, così come tutte la altre religioni, è una incarnazione delle più infantili superstizioni.

Se Dio ha creato il mondo, non possiamo dire che si sia preoccupato molto di facilitarne la comprensione.

La scienza contrariamente ad un’opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguitare finalità teologiche, poiché deve proporsi non solo di sapere com’è la natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un’altra maniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando creò il mondo.

Credo nel Dio di Spinoza che si rivela nell’armonia di tutto ciò che esiste, ma non in un Dio che si occupa del destino e delle azioni degli esseri umani.

La principale fonte dei conflitti odierni tra le sfere della religione e della scienza sta tutta in questa idea di un Dio personale. Nella lotta per il bene morale, i maestri della religione debbono avere la capacità di rinunciare alla dottrina d’un Dio personale, vale a dire rinunciare alla fonte della paura e della speranza, che nel passato ha garantito ai preti un potere così ampio.

C’è un paradosso che spiega l’impossibilità dell’onnipotenza, che può essere formulato in questo modo: se Dio è onnipotente, può creare una pietra che sia così pesante da non poter essere sollevata nemmeno da Lui. Se Dio non riesce ad alzare la pietra, significa che non è onnipotente. Se ci riesce, non è comunque onnipotente, perché non è stato capace di creare una pietra da non poter essere sollevata nemmeno da Lui.

La religione del futuro, sarà una religione cosmica. Trascenderà il Dio personale e lascerà da parte dogmi e teologia. Abbracciando insieme il naturale e lo spirituale, dovrà essere fondata su un senso religioso che nasce dall’esperienza di tutte le cose, naturali e spirituali come facenti parte di un’unità intelligente.

Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo. Quando il mondo smette di essere la scena delle nostre speranze e desideri personali, quando lo affrontiamo come esseri liberi che contemplano, chiedono e osservano, allora entriamo nel regno dell’arte e della scienza.

Mi sento talmente immerso nell’umanità, talmente smarrito in un immenso universo, che non riesco più a commuovermi o a soffrire per la nascita o la morte di una creatura sola.

Ogni cosa che puoi immaginare la natura l’ha già creata.

Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato.

Si può dire che l’eterno mistero del mondo sia la sua comprensibilità. Il fatto che sia comprensibile è un miracolo.

Ciò che veramente mi interessa è se Dio avesse potuto fare il mondo in una maniera differente; cioè se la necessità di semplicità logica lasci qualche libertà.

In considerazione di tale armonia nel cosmo, che io, con la mia mente umana limitata, sono in grado di riconoscere, ci sono ancora persone che dicono che Dio non esiste. Ma ciò che veramente mi fa più arrabbiare è che mi citano a sostegno di tali opinioni.

Dio mi ha dato la cocciutaggine di un mulo e il fiuto di un buon segugio.

Leggo spesso la Bibbia, ma il suo testo originale mi è rimasto inaccessibile.

La mia religione consiste in una umile ammirazione dello spirito superiore e infinito, il quale si rivela nei dettagli minuti che riusciamo a percepire con le nostre menti fragili e deboli. Ecco la mia idea di Dio, la convinzione profondamente emotiva della presenza di una razionalità suprema che si rivela nell’universo incomprensibile.

Non sono un ateo. Il problema è troppo vasto per le nostre menti limitate. Siamo nella posizione di un bimbetto che entra in un’immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Ma non sa come. Non capisce le lingue in cui sono scritti. Intuisce indistintamente un ordine misterioso nella disposizione dei libri, ma non sa quale sia. Questo, mi sembra, è l’atteggiamento anche del più intelligente degli esseri umani verso Dio. Vediamo un universo meravigliosamente organizzato che obbedisce a certe leggi, ma comprendiamo solo indistintamente queste leggi.

Nonostante il rigoglio delle ricerche particolari, in materia di princìpi predominava una rigidezza dogmatica: in origine (se origine vi fu) Dio creò le leggi del moto di Newton insieme con le masse e le forze necessarie. Questo è tutto; ogni altra cosa risulta deduttivamente attraverso lo sviluppo di metodi matematici appropriati.

Non posso concepire un Dio che premia e punisce le sue creature, o che possiede una volontà del tipo che noi riconosciamo in noi stessi. Un individuo che sopravvivesse alla propria morte fisica è totalmente lontano dalla mia comprensione, né vorrei che fosse altrimenti; tali nozioni valgono per le paure o per l’assurdo egoismo di anime deboli.

Per quel che riguarda l’uomo primitivo è soprattutto la paura a evocare nozioni religiose.

Ritengo che il sentimento religioso cosmico sia il più forte e nobile incitamento alla ricerca scientifica.

Non vi è nulla di divino nella moralità, è una faccenda puramente umana.

Fra le menti scientifiche più profonde difficilmente ne troverete una priva di un particolare sentimento religioso tutto suo. Tuttavia è diverso dalla religione dell’uomo semplice. Per quest’ultimo Dio è un essere dalla cui attenzione si spera di trarre beneficio e di cui si teme la punizione; una sublimazione di un sentimento simile a quello di un figlio verso il padre, un essere con cui in qualche modo si ha una relazione personale, per quanto profondamente possa essere mista a paura.

Non ho mai attribuito alla natura una intenzione o un fine o qualsiasi altra cosa che si potesse interpretare in senso antropomorfico. Quel che vedo nella natura è una struttura magnifica che possiamo capire solo molto imperfettamente, il che non può non riempire di umiltà qualsiasi persona razionale. Si tratta di un autentico sentimento religioso che non ha niente a che fare con il misticismo.

Non credo in un Dio personale, né ho mai negato questo fatto, anzi ho sempre espresso chiaramente il mio parere in proposito. Se c’è in me qualcosa che si possa definire sentimento religioso è proprio quella infinita ammirazione per la struttura del mondo rivelata dalle scoperte della scienza.

Il sentimento religioso destato dalla comprensione logica dei principi di interrelazioni profonde è di un genere alquanto diverso da quello comunemente definito religioso. Si tratta più di un sentimento di timore reverenziale per l’ordinamento che si manifesta nell’universo materiale; non ci conduce a modellare un essere divino a nostra immagine, un personaggio che abbia delle esigenze nei nostri confronti, che si interessa a noi in quanto individui. Non vi è in ciò né volontà né scopo, né necessità, ma solo l’essere allo stato puro.

Se i fedeli delle attuali religioni volessero davvero pensare e agire nello spirito dei fondatori di queste religioni, allora non esisterebbe alcuna ostilità causata dalla religione tra i seguaci delle differenti fedi. Perfino i conflitti in campo religioso si rivelerebbero insignificanti.

Non ho trovato una parola migliore di “religione” per definire la fiducia nella natura razionale della realtà, per quanto sia accessibile alla ragione. Ogni volta che questo sentimento è assente, la scienza degenera in un piatto empirismo.

la scienza può essere creata soltanto da chi sia totalmente vocato alla verità e alla comprensione. Questa fonte emotiva, tuttavia, scaturisce dalla sfera della religione. Ad essa appartiene anche la fede nelle possibilità che le regole valide per il mondo esterno sono razionali, cioè comprensibili per la ragione. Non riesco a concepire un vero scienziato che difetti di tale fede profonda. Possiamo esprimere la situazione con un’immagine: la scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca.

Più l’uomo avanza nella sua evoluzione spirituale, più mi appare certo che il sentiero verso una religiosità genuina non passa per la paura della vita e la paura della morte, o per una fede cieca, ma attraverso gli sforzi compiuti in direzione di una conoscenza razionale.

Difficilmente troverete uno spirito profondo nell’indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità.

Dio è ingegnoso, ma non disonesto.

Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che nel loro rancore contro le religioni tradizionali come “oppio delle masse” non possono sentire la musica delle sfere.

I geni religiosi di tutte le epoche si sono distinti per questo tipo di sentimento religioso, che non concepisce né dogma né Dio a immagine dell’uomo; e così non ci possono essere chiese i cui principali insegnamenti siano basati su questi principi.

L’impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l’altro, la religione.

La condotta etica dell’uomo deve basarsi effettivamente sulla compassione, l’educazione e i legami sociali, senza ricorrere ad alcun principio religioso. Gli uomini sarebbero da compiangere se dovessero essere frenati dal timore di un castigo o dalla speranza di una ricompensa dopo la morte.

Quello che davvero mi interessa è se Dio, quando creò il mondo, aveva scelta.

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