Frasi Mania > Poesie > Poesie del Buongiorno: le 12 più belle da dedicare

Poesie del Buongiorno: le 12 più belle da dedicare

1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle (Voti: 1 . Media: 5,00 su 5)
Ultimo aggiornamento: 18 Giugno 2023
Di: Frasi Mania
Poesie del Buongiorno

Cosa c’è di meglio che cominciare la giornata se non con le parole e i pensieri di grandi poeti?

Proprio per venire incontro a questa domanda abbiamo selezionato una liste di poesie perfette proprio per le nostre mattine.

Ecco quindi le più belle poesie del buongiorno che ci aiuteranno ad alzarci dal letto e a vivere al meglio. Scoprile subito!

Poesie del buongiorno

Argomenti:

Solo per oggi
(Papa Giovanni XXIII)
1. Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.
2. Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
3. Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
4. Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
5. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l’ascolto sono necessari alla vita dell’anima.
6. Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
7. Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l’indecisione.
8. Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l’esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
9. Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell’Amore.
10. Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.

La vita è troppo breve
(Harvey Mackay)
La vita è troppo breve per svegliarsi
la mattina con dei rimpianti.
Ama le persone che ti trattano bene
e scordati di quelle che non lo fanno.
Credi al fatto che ogni cosa
accade per una ragione.
Se hai una possibilità, sfruttala.
Se cambia la tua vita, lascia che sia così.
Nessuno dice che sarà facile,
la sola promessa è che ne varrà la pena.

Il sorgere del sole
(John Donne)
Vecchio stolto faccendiere, sole dissennato,
perché così,
attraverso vetri e tende vieni a visitarci?
Le stagioni degli amanti devono volgere
ai tuoi movimenti?
Sfacciato dannatissimo pedante, va a strapazzare
gli scolari in ritardo, i garzoni inveleniti,
va a dire ai cacciatori: il Re vuole cavalcare,
chiama le formiche dei campi alle fatiche del raccolto,
immutabile l’amore non conosce climi e stagioni,
non giorni, mesi, e ore, del tempo solo i brandelli.
Perché pensi che i tuoi raggi
siano tanto potenti e venerandi?
Con un battito di ciglia potrei eclissarli,
obnubilarli, se non che non vorrei
non vedere lei tanto a lungo.
Se i suoi occhi non hanno accecato i tuoi,
guarda, e domani quando è tardi dimmi
se le Indie delle spezie e delle miniere
sono dove le lasciasti, o sono qui da me.
Chiedi dei Re che hai visto ieri,
ti sarà detto, che giacciono tutti qui in un letto.
Lei è tutti gli stati, io sono tutti i principi,
nient’altro esiste.
A paragone i principi non recitano che la nostra parte,
ogni onore è mimica, ogni ricchezza è alchimia.
Tu sei felice, oh sole, molto meno di noi,
in cui il mondo si è così contratto;
la tua età richiede agi, il tuo compito
è di scaldare il mondo – scaldaci, ed è fatto.
Splendi su noi e sarai dovunque,
questo letto è il tuo centro, queste pareti la tua sfera.

Ogni mattina
(Edmondo De Amicis)
A quell’ora prefissa ogni mattina
Mi fo portare i miei due putti a letto
E faccio un diavolío che, ci scommetto.
Lo sentono dai tetti alla cantina.
Di qua mi caccio in bocca una manina,
Di là m’avvolgo al dito un riccioletto,
E stringo i quattro piedi in un mazzetto,
E metto i due caletti alla berlina.
E quando tutto l’amor mio trabocca
Socchiudo gli occhi e disperatamente
Tempesto baci giù tocca a chi tocca.
Ah in quei momenti come scordo i crucci,
Come ho l’anima pia, dolce e ridente!
Sarei capace d’abbracciar Carducci.

Piaceri
(Bertolt Brecht)
La prima occhiata dalla finestra la mattina
Il vecchio libro ritrovato
Volti pieni di entusiasmo
Neve, il volgere delle stagioni
Il quotidiano
Il cane
La dialettica
Fare la doccia, nuotare
Musica antica
Scarpe comode
Comprendere
Musica nuova
Scrivere, piantare
Viaggiare
Cantare
Essere cordiale.

Felicità
(Raymond Carver)
Talmente presto che fuori è ancora quasi buio.
Sto alla finestra con il caffè
E le solite cose della mattina presto
Che passano per pensieri.
A un tratto vedo il ragazzo e il suo amico
Venire su per la strada
Per consegnare il giornale.
Portano il berretto e il maglione
E uno la borsa a tracolla.
Sono così felici
Che non dicono niente, questi ragazzi.
Mi sa che se potessero, si prenderebbero sottobraccio.
Il mattino è appena sorto
E stanno facendo questa cosa insieme.
Avanzano lentamente.
Il mattino si fa più luminoso,
anche se la luna pende ancora pallida sul mare.
Una tale bellezza che per un attimo
La morte e l’ambizione, perfino l’amore
Non riescono a intaccarla.
Felicità. Arriva
Inaspettata. E va al di là, davvero,
di qualsiasi chiacchiera mattutina sull’argomento.

Promemoria
(Gianni Rodari)
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio la guerra.

Se non avessi visto il sole
(Emily Dickinson)
Se non avessi visto il sole
avrei potuto sopportare l’ombra,
ma la luce ha reso il mio deserto
ancora più selvaggio.

Mattino
(Cesare Pavese)
La finestra socchiusa contiene un volto
sopra il campo del mare. I capelli vaghi
accompagnano il tenero ritmo del mare.
Non ci sono ricordi su questo viso.
Solo un’ombra fuggevole, come di nube.
L’ombra è umida e dolce come la sabbia
di una cavità intatta, sotto il crepuscolo.
Non ci sono ricordi. Solo un sussurro
che è la voce del mare fatta ricordo.
Nel crepuscolo l’acqua molle dell’alba
che s’imbeve di luce, rischiara il viso.
Ogni giorno è un miracolo senza tempo,
sotto il sole: una luce salsa l’impregna
e un sapore di frutto marino vivo.
Non esiste ricordo su questo viso.
Non esiste parola che lo contenga
o accomuni alle cose passate. Ieri,
dalla breve finestra è svanito come
svanirà tra un istante, senza tristezza
né parole umane, sul campo del mare.

Alba in città
(Diego Valeri)
Ai confini della città
Quattro fanali dimenticati,
tutti soli e trasognati,
per la lunga strada vuota
due di qua, due di là
sotto un cielo color di mota.
Su l’asfalto del pavimento
lustro come una cerata,
quattro sprazzi di verde argento.
Dentro l’aria addormentata
un lontano rotolamento
di carrozzone che se ne va.

Forse un mattino andando
(Eugenio Montale)
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
Alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
Tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Agonia
(Cesare Pavese)
Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo accompagna il mattino.
Son lontani i mattini che avevo vent’anni.
E domani, ventuno: domani uscirò per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di esser io che passavo – una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un pianto durato per anni:
ora è come quel pianto non fosse mai stato.
E desidero solo colori. I colori non piangono,
sono come un risveglio: domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore – perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita.
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d’esser io: gettando un’occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strade cercando i colori.

X