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Poesie sul Tempo: le 25 più belle e malinconiche

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Ultimo aggiornamento: 23 Giugno 2023
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sul Tempo

Il tempo è quell’elemento che scandisce le nostre vite e che ne segna tutte le tappe fondamentali dalla nascita fino alla vecchiaia. A volte sembra scorrere velocissimo, altre non passa mai.

Il tempo è fatto di piccoli istanti a cui dobbiamo dare costantemente il giusto valore, cercando di onorarli e renderli indimenticabili.

Qui di seguito una selezione delle più belle poesie sul tempo che ci aiuteranno a capire quanto è prezioso e quanto sia importante non sprecare mai il nostro. Eccole!

Poesie sul tempo

Argomenti:

Il tempo è
(Henry Van Dyke)
Il tempo è
troppo lento per coloro che aspettano,
troppo rapido per coloro che temono,
troppo lungo per coloro che soffrono,
troppo breve per coloro che gioiscono;
ma per coloro che amano,
il tempo non è.

Carpe diem – Cogli l’attimo
(Quinto Orazio Flacco)
Non illuderti d’essere immortale, t’ammoniscono
gli anni e i giorni che passano in un attimo.
Mitiga il vento il gelo a primavera e questa
la estingue l’estate che fugge,
poi quando l’autunno avrà dato i suoi frutti e le biade,
torna l’inverno senza vita.
Ma rapida la luna ripara i danni del cielo:
noi quando cadiamo nel buio
dove si trovano Enea, Anco e il ricco Tullo,
non siamo che polvere e ombra

L’orologio
(Charles Baudelaire)
L’orologio, il dio sinistro, spaventoso e impassibile,
ci minaccia col dito e dice: Ricordati!
I Dolori vibranti si pianteranno nel tuo cuore
pieno di sgomento come in un bersaglio;
il Piacere vaporoso fuggirà nell’orizzonte
come silfide in fondo al retroscena;
ogni istante ti divora un pezzo di letizia
concessa ad ogni uomo per tutta la sua vita.
Tremilaseicento volte l’ora, il Secondo
mormora: Ricordati! – Rapido con voce
da insetto, l’Adesso dice: Sono l’Allora
e ho succhiato la tua vita con l’immondo succhiatoio!
Prodigo! Ricordati! Remember! Esto memor!
(La mia gola di metallo parla tutte le lingue).
I minuti, mortale pazzerello, sono ganghe
da non farsi sfuggire senza estrarne oro!
Ricordati che il tempo è giocatore avido:
guadagna senza barare, ad ogni colpo! È legge.
Il giorno declina, la notte cresce; ricordati!
L’abisso ha sempre sete; la clessidra si vuota.
Presto suonerà l’ora in cui il divino Caso,
l’augusta Virtù, la tua sposa ancora vergine,
lo stesso Pentimento (oh, l’ultima locanda!),
ti diranno: Muori, vecchio vile! È troppo tardi!

Non ho più tempo da perdere
(Charles Bukowski)
Non ho più tempo da perdere,
per gente che crede
di essere superiore o eletta.
Non ho più tempo né voglia,
di giustificare chi sono.
Non ho più tempo
per la gente falsa.
Non ho più tempo,
per tutto ciò
che non ha un’anima.
Non ho più tempo da sprecare.

Canzona di Bacco
(Lorenzo de’ Medici)
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco e Arïanna,
belli, e l’un dell’altro ardenti;
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegri tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate;
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi,
oggi sìan, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi.
Ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Ciascun suoni, balli e canti,
arda di dolcezza il core:
non fatica, non dolore!
Ciò che ha esser, convien sia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

È una curiosa creatura il passato
(Emily Dickinson)
È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

I cigni selvatici a Coole
(William Butler Yeats)
Gli alberi sono nella loro autunnale bellezza,
i sentieri del bosco sono asciutti,
nel crepuscolo d’ottobre l’acqua
riflette un cielo immobile;
sull’acqua colma fra le pietre, stanno
cinquantanove cigni.
Già diciannove autunni mi raggiunsero
da quando li contai la prima volta;
li vidi, prima che finissi il conto,
tutti di colpo sollevarsi
e sperdersi rotando in grandi cerchi interrotti
sulle ali rumorose.
Ho ammirato quelle creature splendenti
e ora è triste il mio cuore.
Tutto è cambiato da quando io, ascoltando
la prima volta, su questa riva, al crepuscolo,
lo scampanare delle loro ali sopra il mio capo,
camminavo con passo più leggero.
Senza ancora saziarsi, amata e amante,
remano nelle fredde
correnti amiche, o scalano l’aria;
i loro cuori non sono invecchiati;
passione o conquista, dovunque vadano errando,
tuttora li accompagna.
Ma ora galleggiano sull’acqua immobile,
misteriosi, bellissimi.
Fra quali giunchi nidificheranno,
sulle sponde di quale lago o stagno
delizieranno occhi umani quando un giorno,
svegliandomi, mi accorgerò che son volati via?

Salvezza
(Guido Gozzano)
Vivere cinque ore?
Vivere cinque età?…
Benedetto il sopore
che m’addormenterà…
Ho goduto il risveglio
dell’anima leggiera:
meglio dormire, meglio
prima della mia sera.
Poi che non ha ritorno
il riso mattutino.
La bellezza del giorno
è tutta nel mattino.

Lacrime, vane lacrime
(Alfred Tennyson)
Lacrime, vane lacrime ed arcane
Dal sen d’una divina disperanza,
Sorgano in cuor, s’accolgono negli occhi.
Vedendo i lieti campi dell’Autunno,
Pensando ai giorni che non sono più.
Gai come il primo raggio su una vela
Che ci riporti i cari d’oltremare,
Tristi come l’estremo su una vela
Che affondi insieme con tutto quel che amiamo:
Si tristi e gai quei dì che non son più.
Ah, tristi e strani come in alba oscura
Voci d’uccelli per morenti orecchi,
Mentre ad occhi morenti la finestra
Via via diventa un pallido quadrato;
Si tristi e strani i dì che non son più.
Cari siccome i baci ricordati
Dopo la morte, e dolci come i baci
Sognati invan, profondi come amore,
Il primo amore, e folli di rimpianto:
O Morte in Vita, i dì che non son più.

Cogli questo piccolo fiore
(Rabindranath Tagore)
Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.
Non so se potrà trovare
posto nella tua ghirlanda
ma onoralo con la carezza pietosa
della tua mano – e coglilo.
Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l’ora dell’offerta.
Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore
finché c’è tempo – e coglilo.

La sabbia del tempo
(Gabriele D’Annunzio)
Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.
E un’ansia repentina il cor m’assalse
Per l’appressar dell’umido equinozio
Che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L’ombra crescente d’ogni stelo vano
Quasi ombra d’ago in tacito quadrante.

Il tempo e l’oblio hanno cancellato
(Emily Brontë)
Il tempo e l’oblio hanno cancellato
ormai quel sorriso d’incanto
gli anni hanno spento la freschezza
muffa e umidità sfigurano il volto.
Ma la ciocca di capelli di seta
ancora intrecciata sotto il ritratto
dice quale fosse un tempo quel viso
ne ritrae l’immagine alla memoria.
Bianca la mano che ha vergato quel verso
“Amore sappimi sempre fedele”
veloci correvano le belle dita
quando la penna tracciava quel motto.

Trova il tempo
(Madre Teresa di Calcutta)
Trova il tempo di pensare.
Trova il tempo di pregare.
Trova il tempo di ridere.
È la fonte del potere.
È il più grande potere sulla Terra.
È la musica dell’anima.
Trova il tempo per giocare.
Trova il tempo per amare ed essere amato.
Trova il tempo di dare.
È il segreto dell’eterna giovinezza.
È il privilegio dato da Dio.
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere.
Trova il tempo di essere amico.
Trova il tempo di lavorare.
È la fonte della saggezza.
È la strada della felicità.
È il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità.
È la chiave del Paradiso.

I giorni sono sempre più brevi
(Nazim Hikmet)
I giorni sono sempre più brevi
le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perché hai tardato tanto?
Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l’ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perchè hai tardato tanto?
Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senza essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.

Non ho bisogno di tempo
(Pedro Salinas)
Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui tu taci?
Chi ti cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all’indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azione a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell’equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme e si fanno conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.

Il tempo passato
(Percy Bysshe Shelley)
Come il fantasma d’un amico amato
è il tempo passato.
Un tono che ora è per sempre volato
via, una speranza che ora è per sempre andata
un amore così dolce da non poter durare
fu il tempo passato.
Ci furon dolci sogni nella notte
del tempo passato.
Di gioia o di tristezza, ogni
giorno un’ombra avanti proiettava
e ci faceva desiderare
che potesse durare
quel tempo passato.
C’è rimpianto, quasi rimorso, per
il tempo passato.
È come il cadavere d’un bimbo molto
amato che il padre veglia, sinché
alla fine la bellezza è un
ricordo, lasciato cadere
dal tempo passato.

Ti auguro tempo
(Elli Michler)
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

E l’amore guardò il tempo e rise
(Antonio Massimo Rugolo)
E l’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.

Ora
(Robert Walser)
L’ora viene, l’ora va;
tante cose ci sono in un’ora,
i contrasti del sentire,
la nostalgia che come vento del mattino spira.
In un’ora pronuncia il giorno
le sue preghiere o imprecazioni,
e sempre io resto una misera casa
piena di giubilo e dolore.
In un’ora è il mondo intero
così ignaro e senza voglie,
e io, ah, quasi mai so
dove riposa e si nasconde il mio mondo.

Fiorita di marzo
(Ada Negri)
La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suolo; e al tuo passar l’erba germoglia,
o Primavera, o gioia de’ miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori,
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza,
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di marzo, o Giovinezza…

Fleicher McGee
(Edgar Lee Masters)
Mi prese la forza minuto per minuto,
mi prese la vita ora per ora,
mi prosciugò come una luna accesa dalla febbre
essicca il mondo nel suo giro.
I giorni passavano come ombre,
i minuti rotavano come stelle.
Mi prese la pietà dal cuore,
e la tramutò in sorrisi.
Era un pugno di creta da scultore,
e i miei pensieri segreti erano dita:
volavano dietro la sua fronte pensosa
e la solcavano in profondo con la pena.
Fissarono le sue labbra, afflosciarono le sue gote,
abbassarono i suoi occhi col dolore.
La mia anima aveva penetrato la creta,
lottando come sette demoni.
Non era mia, non era sua;
lei la teneva, ma queste lotte
plasmarono un viso che lei odiava,
e un viso ch’io temevo di vedere.
Colpii le finestre, scossi i paletti.
Mi nascosi in un angolo –
E poi lei morì e mi perseguitò col suo spettro,
e mi perseguitò finché non fui morto.

O Notte, o dolce tempo
(Michelangelo Buonarroti)
O Notte, o dolce tempo, benché nero,
con pace ogn’opra sempre al fin assalta,
ben vede e ben intende chi t’esalta,
e chi t’onora ha l’intelletto intero.
Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero,
che l’umid’ ombra e ogni quet’appalta,
e dell’infima parte alla più alta
in sogno spesso porti ov’ire spero.
O ombra del morir, per cui si ferma
ogni miseria all’alma, al cor nemica,
ultimo degli afflitti e buon rimedio,
tu rendi sana nostra carn’ inferma,
rasciugh’ i pianti e posi ogni fatica
e furi a chi ben vive ogni ira e tedio.

Sul tempo
(Gibran Kahlil)
Poi prese la parola un astronomo: Maestro, che sai dirci del Tempo?
Ed egli rispose:
Voi vorreste misurare il tempo, che è smisurato e immisurabile.
Vorreste conformare la vostra condotta, e perfino guidare il corso dello spirito, secondo le ore e le stagioni.
Vorreste fare del tempo una corrente sulle cui rive sedervi a guardarla fluire.
Eppure ciò che in voi è senza tempo, sa che la vita è senza tempo.
E sa che ieri e domani non sono che il ricordo ed il sogno dell’oggi.
E che quello che in voi medita e canta vive tuttora nei confini di quel primo momento che seminò le stelle nello spazio.
Chi di voi non avverte che il suo potere d’amare è senza limiti?
Eppure chi non sente che questo stesso amore, sebbene illimitato, è racchiuso nel centro del suo essere, e che non muove da pensiero d’amore verso pensiero d’amore, né da fatti d’amore verso altri fatti d’amore?
E non è il tempo, come è anche l’amore, indiviso ed immoto?
Ma se dovete nella vostra mente scandire il tempo in stagioni, lasciate che ogni stagione cinga tutte le altre,
E che l’oggi abbracci il passato col ricordo, ed il futuro col desiderio.

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