L’autunno è una stagione speciale per i bambini che corrisponde al ritorno alla scuola e che offre un insieme di colori caldi e spettacolari.
E come onorarle la bellezza se non con delle belle filastrocche pensate proprio per la scuola primaria e per l’infanzia?
Ecco quindi le più belle filastrocche sull’autunno da far recitare ai nostri bambini per trascorrere un piacevole momento insieme. Scoprile subito!
Filastrocche sull’autunno
È caduta una foglia
È caduta una foglia
dall’albero lassù,
quando l’albero si spoglia
l’estate non c’è più.
Colori d’autunno
(Renzo Pezzani)
Tempo d’uva, miracolo di Dio!
La terra si spoglia tutta,
la casa odora di frutta,
il cielo piange d’addio!
Alla prima pioggia si è più soli,
il muro si insanguina di rampicanti,
sui giorni dorati come santi
la rondine scrive gli ultimi voli.
Le rondinelle sono già partite
Le rondinelle sono già partite
hanno lasciato il nebbioso autunno
e le campagne umide, ingiallite.
Mentre la pioggia scende piano piano
il contadino, nei profondi solchi,
i chicchi d’oro semina del grano.
Foglie gialle
(Trilussa)
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle
spensierate?
Venite da lontano
o da vicino?
Da un bosco
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso
che vi porta via?
Autunno
(Enrico Novelli)
È d’autunno: viene il vento
su dai monti fino qui,
e le foglie a cento a cento
scappan via facendo: sciii…!
E dal monte scende al piano
calmo e placido l’ovil;
il tintinno del campano
porta il vento: ton… tin… tin…
Bolle il mosto dentro il tino:
l’uva muore… nasce il vino!
Autunno
(Angiolo Silvio Novaro)
Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
Sole autunnale
(Giovanni Pascoli)
Cantava al buio d’aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose e piovve a catinelle.
Poi, fra il cantar delle raganelle,
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell’estate
di quel sottile scender di stelle.
Era un brusio con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d’oro in coppe di cristallo.
Autunno
Giunge l’autunno a spogliar gli alberelli,
manda sul vento i suoi lieti stornelli.
Grappoli neri tra grappoli d’oro:
tutta la vigna è un immenso tesoro.
Le rondinelle son pronte a migrare
di là dai monti, di là dal gran mare.
Dice l’autunno: “Perché ve ne andate?
Bello è aspettare che torni l’Estate”.
Ma già la nebbia discende dai monti:
pioggia alle aurore, diluvio ai tramonti.
Filastrocca settembrina
(Gianni Rodari)
Filastrocca settembrina
già l’autunno si avvicina,
già l’autunno per l’aria vola
fin sulla porta della scuola.
Sulla porta c’è il bidello,
che fischietta un ritornello,
poi con la faccia scura scura
prova la chiave nella serratura,
prova a suonare la campanella…
Bambino, prepara la cartella!
Io sono l’autunno
Io sono l’autunno porto il pastrano
passo nei campi e ci semino il grano,
dell’uva dolce ho riempito già il tino
prima che io parta si può fare il vino.
Riempio di foglie foreste e campagne
tengo nel cesto le buone castagne,
mentre le rondini volan lontano
i bimbi a scuola accompagno per mano.
Autunno
(Marino Moretti)
Il cielo ride con un suo riso turchino
benché senta l’inverno ormai vicino.
Il bosco scherza con le foglie gialle
benché l’inverno senta ormai alle spalle.
Ciancia il ruscel col rispeciato cielo
benché senta nell’onda il primo gelo.
È sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo
un fiore strano,
un fiore a ombrello,
un fungo.
Ottobre
(Luigi Santucci)
Ottobre, il tuo pennello
dipinge i boschi e i prati.
Pieno il mio cestello
di grappoli dorati.
La castagna ed il fico
sorridon tra le foglie:
“Viva l’autunno, amico:
siam di chi ci raccoglie”.
Passata è ormai l’estate,
la rondin lascia il tetto.
Già le prime fiammate
guizzan nel caminetto.
Ottobre tutto d’oro
ci dice: “Il tempo vola”.
Ciascun torna al lavoro,
e il bimbo torna a scuola.
San Martino
(Giosuè Carducci)
La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Autunno
Fiore d’Autunno,
nel calice,
la nebbia s’è posata;
e la stagione bella
è già passata.
Riccio spinoso,
cadono le castagne,
ad una ad una;
e lo scoiattolino
le raduna.
Volo di nebbia,
brilla un lumicino;
e accanto al focolare
c’è un bambino.
La prima pioggia
(Marino Moretti)
Scendon le gocce della prima pioggia
che sul selciato ancor timida batte,
mentre settembre lietamente sfoggia
l’ardore delle sue bacche scarlatte.
E le foglie chiacchierine
parlano dell’autunno che ritorna
e che sotto la pioggia fine fine
di pampini e di bacche agile s’adorna.
San Martino
(Renzo Pezzani)
Se passa un cavaliere con un pennacchio rosso
sull’elmo è San Martino, senza mantello indosso.
Il sole novembrino che stacca foglie gialle,
pelliccia bionda e soffice gli cade sulle spalle.
Pioggia novembrina
Tich e tach e ticcherella
una fitta pioggerella.
Pioggerella novembrina
fredda fredda, fina fina.
Ticcherella sopra i tetti
sulle strade, sui vialetti.
Goccioline inargentate
ticcherella ticcherella.
Per quel cielo grigio e scuro
dall’aspetto duraturo,
sembra dire ad ogni cuore
non ritorna ancora il sole.
Pioggerella novembrina
che ticchetti fina fina,
non potresti ancor lasciare
tich e tach di ticchettare.
Il gatto rincorre le foglie secche sul marciapiede.
(Gianni Rodari)
Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.
Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.
La lenta morte dell’anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.
E vien l’autunno
(Angioli Silvio Novaro)
I fiori e l’erbe
si seccarono sui loro steli,
e venne l’autunno,
e riprese il vento a mugghiare
precipitandosi per le gole
mentre i nuvoloni bigi
si accavallavano per il cielo
e gli uccelli fuggivano impauriti
gettando uno strido,
e qualche foglia d’ulivo
si staccava e ondeggiava per l’aria
prima di scendere,
quasi rabbrividisse
di dovere toccar terra.