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Filastrocche di Carnevale: le 15 più belle, brevi e in rima

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Ultimo aggiornamento: 20 Giugno 2023
Di: Frasi Mania
Filastrocche di Carnevale

Quella del Carnevale è una festa dalle origini antiche basata sul gioco, sulle maschere, sugli scherzi e sui coriandoli.

Per questo, appunto, molto sentita e amata dai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.

Ecco quindi le più belle filastrocche di Carnevale per bambini che ci immergeranno nello spirito spensierato di questi giorni. Scoprile subito!

Filastrocche di Carnevale

Argomenti:

Carnevale
Nelle piazze in ogni via
c’è un’allegra compagnia
che vestita in modo strano
canta, balla e fa baccano.
Mascherine mascherine
siete buffe ma carine
con i vostri nasi rossi
fatti male, storti e grossi
con i costumi che indossate
con gli scherzi che vi fate
voi portate l’allegria
in qualunque compagnia.

Il girotondo delle maschere
(Arpalice Cuman Pertile)
È Gianduja torinese,
Meneghino milanese.
Vien da Bergamo Arlecchino,
Stenterello è fiorentino.
Veneziano è Pantalone,
con l’allegra Colombina,
di Bologna Balanzone,
con il furbo Fagiolino.
Vien da Roma Rugantino;
pur romano è Meo Patacca.
Siciliano il buon Pasquino,
di Verona Fracanappa;
è Pulcinella napoletano.
Lieti e concordi si dan la mano;

Viva i coriandoli di Carnevale
(Gianni Rodari)
Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perché i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.

Arlecchino
(Enrico Novelli)
Io sono il più furbone, il più maligno,
nonché l’imperator del Carnevale;
offendo tutti e faccio il viso arcigno
a tutti quelli che se n’han per male.
È una brutta abitudine, si sa,
quella di dire onor la verità!

Che gaia mascherata!
Che gaia mascherata!
Che allegra strombettata!
Nora, così piccina,
vestita è da vecchina.
Gli occhiali sul nasino
ha Giorgio birichino.
E Mario sul cappello
ha messo un campanello!
Così per casa vanno
un grande chiasso fanno.
Che gaia mascherata!
Che allegra strombettata!

Carnevale
(Gabriele D’Annunzio)
Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore carnevale
e gli fanno il funerale
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.

Mascherine
Ecco qui le mascherine:
tutte vispe, tutte belle;
mascherine pazzerelle
che vorrebbero danzar.
Io vo’ fare un bell’inchino,
un bacetto io vo’ mandar.
Una gaia piroetta
con bel garbo io voglio far.
Ecco qui un girotondo,
pien di grazia e di allegria
che saluta tutto il mondo
prima ancor di andare via.
L’allegria non fa mai male,
viva viva il Carnevale!

La stagion del Carnevale
(Carlo Goldoni)
La stagion del Carnevale
tutto il Mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar.
Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar.
Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar.
Par che ognuno di Carnevale
a suo modo possa far,
par che ora non sia male
anche pazzo diventar.
Viva dunque il Carnevale
che diletti ci suol dar.
Carneval che tutto vale,
che fa i cuori giubilar.

Travestirsi è un bel gioco
Io mi vesto da pompiere,
sai, è proprio un bel mestiere!
Tu da robot o da cuoco?
Travestirsi è un bel gioco!
Lei da ape o da regina,
da streghetta o farfallina?
Lui da volpe o da leone,
da canguro o calabrone?
Da marziano o da pirata,
Travestirsi… che trovata!
È un bel gioco divertente
che non costa proprio niente.

Il vestito di Arlecchino
(Gianni Rodari)
Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduja, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta!”.

Viva, viva il Carnevale
Viva, viva il Carnevale,
con il pepe e con il sale.
La tristezza manda via
e ci porta l’allegria!
Fischi canti suoni e balli,
la vecchietta vuol ballare
ed il nonnetto vuol cantare.
Ad un tratto vede il babbo
travestito da indiano
ed il gioco suo più bello
è gridare: “iù iù iù!”
Chi si veste da Arlecchino,
chi da Zorro o da Pinocchio,
chi da gatto o da fatina,
da pagliaccio o da soldato!
Com’è bello Carnevale
che schiamazza per le strade
fa scordare ogni male.
Viva viva il Carnevale.

La canzone delle mascherine
(Arpalice Cuma Pertile)
Un saluto a tutti voi;
dite un po’, chi siamo noi?
Ci guardate e poi ridete?
Oh! mai più ci conoscete!
Noi scherziam senza far male,
Viva, viva il Carnevale!
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai
bei ciociari
comarelle
vecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!
Vi doniamo un bel confetto,
uno scherzo, un sorrisetto;
poi balliamo
poi scappiamo.
Voi chiedete:
Ma chi siete?
Su pensate,
indovinate.
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai
bei ciociari
comarelle
vecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!

Allegria di carnevale
Carnevale, carnevaletto,
esci di casa e fai uno scherzetto,
lungo la strada gioia ed allegria
siam tutti amici, oh che follia!
Carri, coriandoli, stelle filanti
ce n’è davvero per tutti quanti!

Carnevale in filastrocca
(Gianni Rodari)
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduja lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”

Danza lieta, mascherina
Danza lieta, mascherina,
danza fino a domattina!
Son coriandoli le stelle!
E i panini son frittelle.
Sono tutti sorridenti,
sono tutti assai contenti.
Lo sapete che Arlecchino
fu vestito, poverino,
con cenci regalati
dai bambini fortunati?
Arlecchino sorridente
è l’immagine vivente
dell’aiuto che può dare
chi anche agli altri sa pensare.
Danza lieta, mascherina,
danza fino a domattina!

Il Carnevale
Ecco arriva il Carnevale
E si sa… ogni scherzo vale!
Viene sempre di febbraio
perché è un mese molto gaio.
Dura qualche settimana,
è una festa assai mondana,
piace ai grandi ed ai piccini
e si fan tanti festini,
si va in giro mascherati
sorridenti e spensierati.
Tra coriandoli e trombette
si combinan burla perfette.
È un tripudio di colori
che rallegra tutti i cuori!
Tutto questo gran fracasso
dura fino a martedì grasso,
poi per ben giorni quaranta
ci si prepara alla settimana santa
ma tra un anno, ben puntuale,
torna ancora il Carnevale!

Maschera
(Trilussa)
Vent’anni fa m’ammascherai pur’io!
E ancora tengo er grugno de cartone
che servì p’annisconne quello mio.
Sta da vent’anni sopra un credenzone
quela Maschera buffa, ch’è restata
sempre co’ la medesima espressione,
sempre co’ la medesima risata.
Una vorta je chiesi: “E come fai
a conservà lo stesso bon umore
puro ne li momenti der dolore,
puro quanno me trovo fra li guai?
Felice te, che nun te cambi mai!
Felice te, che vivi senza core!”.
La Maschera rispose: “E tu che piagni
che ce guadagni? Gnente! Ce guadagni
che la gente dirà: Povero diavolo,
te compatisco… me dispiace assai…
Ma, in fonno, credi, nun j’importa un cavolo!
Fa’ invece come me, ch’ho sempre riso:
e se te pija la malinconia
coprete er viso co’ la faccia mia
così la gente nun se scoccerà…”.
D’allora in poi nascónno li dolori
de dietro a un’allegia de cartapista
e passo per un celebre egoista
che se ne frega de l’umanità!

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