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Frasi di Federico Fellini: le 25 più belle ed emozionanti (con immagini)

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Ultimo aggiornamento: 17 Maggio 2023
Di: Frasi Mania
Frasi di Federico Fellini

vincitore di ben 13 Premi Oscar in circa quarant’anni di attività, Federico Fellini è stato uno dei più importanti registi della storia del cinema.

A caratterizzare le sue tante pellicole assolutamente indimenticabili è sicuramente una visione del mondo particolarmente poetica, malinconica e quasi onirica.

Qui di seguito le più belle frasi di Federico Fellini sulle emozioni, sull’amore, sul cinema, su Roma e tanto altro. Scoprile subito!

Aforismi, citazioni e frasi di Federico Fellini

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Un buon vino è come un buon film: dura un istante e ti lascia in bocca un sapore di gloria; è nuovo ad ogni sorso e, come avviene con i film, nasce e rinasce in ogni assaggiatore.

Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.

Non c’è fine. Non c’è inizio. C’è solo l’infinita passione per la vita.

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La malinconia è uno stato d’animo nobilissimo: il più nutriente e il più fertile.

Il cinema è come una vecchia puttana, come il circo e il varietà, e sa come dare molte forme di piacere.

Tutta l’arte è autobiografica. La perla è l’autobiografia dell’ostrica.

Il cinema è il modo più diretto di entrare in competizione con Dio.

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Col suo pancione placentario e il suo aspetto materno evita la nevrosi ma impedisce anche uno sviluppo, una vera maturazione. È una città di bambini svogliati, scettici e maleducati: anche un po’ deformi, psichicamente, giacché impedire la crescita è innaturale. Anche per questo a Roma c’è un tale attaccamento alla famiglia. Io non ho mai visto una città al mondo dove si parli tanto dei parenti. “Te presento mi’ cognato. Ecco Lallo, er fjo de mi’ cugino”. È una catena: si vive fra persone ben circoscritte e ben conoscibili, per un comune dato biologico. Vivono come nidiate, come covate… E Roma resta la madre ideale, la madre che non ti obbliga a comportarti bene. Anche la frase molto comune: “Ma chi sei? Nun sei nessuno!” è confortante. Perché non c’è solo disprezzo, ma anche una carica liberatoria. Non sei nessuno, quindi puoi anche essere tutto. Tutto può ancora essere fatto. Si può partire da zero. Insultata come nessun’altra città, Roma non reagisce. Il romano dice: “Mica è mia, Roma”. Questa cancellazione della realtà che fa il romano, quando dice “ma che te ne frega!”, nasce forse dal fatto che ha da temere qualcosa o dal papa o dalla gendarmeria o dai nobili. Egli si rinchiude in cerchio gastrosessuale.

Voglio piantarla di problematizzare la vita, voglio mettermi in condizioni di amarla, di saper amare tutto.

Parlare di sogni è come parlare di film, poiché il cinema usa il linguaggio dei sogni; gli anni possono passare in un secondo e puoi saltare da un posto all’altro. È un linguaggio fatto di immagini. E nel vero cinema ogni oggetto e ogni luce significa qualcosa, come in un sogno.

L’unico vero realista è il visionario, chi l’ha detto? Il visionario, infatti, dà testimonianza di avvenimenti che sono la sua realtà cioè la cosa più reale che esista.

Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato.

Se qualcosa ti emoziona non servono spiegazioni. Al contrario, nessuna spiegazione può farti emozionare.

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Sono i soldi che fanno venire delle idee.

Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto.

Il cinema mi piace perché col cinema ti esprimi mentre vivi, racconti il viaggio mentre lo fai. Sono fortunatissimo, anche in questo: sono stato portato per mano a scegliere un mestiere che è l’unico mestiere per me, l’unico che mi permetta di realizzarmi nella forma più gioiosa, più immediata.

A me importa poco dei soldi. Mi servono, ecco tutto.

La più grande unità sociale del Paese è la famiglia. O due famiglie: quella regolare e quella irregolare.

Bisogna accettare se stessi: io sono questo e sono contento di essere questo. Voglio smetterla di costruire miti sopra di me, voglio vedermi come sono: bugiardo, incoerente, ipocrita, vile…

La vita è una combinazione di magia e pasta.

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Il contrasto di chi si illude e parte in quarta contro i mulini a vento è sempre motivo di comicità.

Le versioni degli avvenimenti le modifichiamo continuamente per non annoiarci.

Ti dirò che sono assai timido. Sì, lo sono anche se non ci credi e sghignazzi, proprio timido. E ne sono contento perché non credo che possa esistere un artista senza la timidezza, la timidezza è una sorgente di ricchezza straordinaria: un artista è fatto di complessi.

Io sono molto ignorante… Che vergogna eh? Una sana, vasta, solida, coriacea ignoranza. Non so nulla di nulla. E il discorso non vale solo per i libri. Vale anche per i film.

Spero di non essere mai completamente soddisfatto: perché allora sarebbe la fine.

C’è una censura italiana che non è invenzione di un partito politico ma che è naturale al costume stesso italiano. C’è il timore dell’autorità e del dogma, la sottomissione al canone e alla formula, che ci hanno fatto molto ossequienti. Tutto questo conduce dritti alla censura. Se non ci fosse la censura gli italiani se la farebbero da soli.

Il cinema ha questo di salutare: anche se la voglia originaria si è dileguata, la realizzazione comporta una tale serie di problemi concreti che vai avanti a fare la cosa senza renderti conto di non ricordarla più. Il film lo giri senza sapere esattamente di che si tratta.

In America continuano a rivolgermi inviti, a offrirmi somme da capogiro, ma perché dovrei andare fuori? Non ho bisogno di stimoli esteriori: il mio paese, le mie campagne, la gente che conosco è ancora sufficiente a stimolarmi.

Cosa avrei potuto fare se il cinema non fosse esistito? Non lo so davvero. Scrivere, no. Scrivere è una disciplina ascetica, lo scrittore deve essere circondato di solitudine, di silenzio: a ciò non potrei abituarmi. Di sicuro mi sarei dedicato a qualcosa che avesse avuto a che fare con lo spettacolo o avrei tentato di inventare il cinematografo.

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